Quali punte di freccia si usavano nel medioevo?

Durante il medioevo il tiro con l’arco aveva un ruolo cruciale. Era necessario per procacciarsi nutrimento, grazie al suo uso nella caccia, e per attacco e difesa nel corso di guerre e battaglie.

Le punte di freccia non erano tutte uguali, ma erano di materiali e forme diverse per adattarsi a diversi scopi. I materiali più spesso utilizzati erano metallo (solitamente ferro, bronzo, o altre leghe), pietra, osso, o semplicemente la punta dell’asta di legno temprata con il fuoco. Queste ultime erano impiegate principalmente nella caccia ai piccoli animali, per evitare di bucare la pelliccia (che, se intatta, poteva essere rivenduta con grande valore). Le punte di materiali meno pregiati (legno o osso) erano tendenzialmente usate da chi non poteva permettersi il metallo, ma erano anche usate in gara o allenamento, perché più leggere più facilmente “sacrificabili”.

Che tipi di punte di freccia esistevano? Vi erano tipologie più adatte alla guerra e altre più adatte alla caccia.

Le punte usate in guerra erano spesso di forma piramidale, per potersi infilare più agevolmente tra gli anelli delle cotte di maglia. Dovevano essere estremamente robuste, quindi erano sempre in metallo.

  • Punta di freccia barbata, o spinata. Queste punte erano dotate di 2 o più lame affilate, progettate per inserirsi nel bersaglio senza poter essere rimossa, se non provocando danni anche maggiori. Erano efficaci quasi esclusivamente su protezioni di cuoio, non metalliche.
  • Lance. Erano punte di freccia particolarmente larghe, con il bordo molto ampio e tagliente, ed erano particolarmente apprezzate in guerra perché efficaci anche contro armature più pesanti.
  • Quadrella. Dalla caratteristica forma piramidale, la punta era in grado di penetrare anche le cotte di maglia, per questo erano particolarmente apprezzate in guerra.
  • Punte Bodkin. Estremamente sottili, come le quadrelle erano ideali per penetrare le cotte di maglia.
  • Punte incendiarie. Si trattava di una punta molto lunga e ritorta, per potervi avvolgere intorno la stoppa da incendiare, in modo che non si staccasse in volo. Poteva anche avere la forma di una “gabbietta”, per contenere il materiale infiammabile.
  • Punta fischiante. Era un tipo di punta estremamente particolare, che grazie all’uso di un osso di uccello o di un bastoncino cavo emetteva un fischio durante il volo. Era usata per le segnalazioni.

Per la caccia venivano usate punte diversificate a seconda del tipo di animale che si stava cacciando:

  • Punte a falce di luna (o coda di rondine). Di forma ricurva, simile ad una mezzaluna per massimizzare la superficie di taglio. Era utilizzata specialmente per colpire i volatili in volo.
  • Punte smussate (blunt). È una punta tonda, o piatta e larga, senza parte affilata. Era utilizzata nella caccia dei piccoli animali (per non rovinarne la pelliccia) o anche dei volatili (spezzando le ali durante il volo, sarebbero caduti e i cani da caccia li avrebbero recuperati).
  • Una variante della punta barbata veniva usata anche per la caccia ai grandi animali. Erano punte molto larghe, atte a creare larghe ferite nell’animale per indurre la morte da dissanguamento.

Le punte venivano fissate sull’asta della freccia con due possibili modalità:

  • Punte a bussola, o gorbia: la base della punta era cava, vi veniva infilata l’asta ed era fissata con materiale incollante o dei rivetti.
  • Punte a codolo: sono punte con una piccola “protuberanza” alla base in grado di infilarsi in una fessura praticata nell’asta. Il tutto veniva poi legato/incollato. Le prime punte di freccia mai create, le classiche punte in selce preistoriche, erano realizzate con questa tecnica.

Se volete saperne di più, e vedere dal vivo tutte queste punte, vi aspettiamo al nostro banchetto didattico al prossimo evento!